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Dopo diversi anni di commercio negli stati uniti, arriva finalmente anche nel nostro paese Google WiFi. Si tratta di un sistema di prodotti che mirano a potenziare e prolungare il raggio d’azione della nostra rete WiFi domestica, per permettere a tutti i dispositivi di connettersi alla rete anche se questa non è particolarmente potente.
Tuttavia, non si tratta di un normale “range extender da pochi euro” che si può trovare sui più noti negozi di elettronica, ma di un sistema molto più potente che garantisce, soprattutto, un utilizzo comodo a cui vanno ad aggiungersi funzioni in più grazie al controllo tramite app.
Cerchiamo di capire meglio di che cosa stiamo parlando e come funziona.
Iniziamo cercando di capire che cos’è questo dispositivo.
Il Google Wi-Fi, in pratica, è un piccolo dispositivo che si connette alla nostra rete wireless, e crea una nuova rete wireless, estendendone di fatto l’ampiezza. Deve essere collegato da un lato alla corrente, dall’altro alla rete che già abbiamo, con un collegamento che può essere via cavo (Ethernet) oppure via WiFi.
Da notare una cosa importante: Google WiFi non sostituisce il router principale, nel senso che se abbiamo il router Tim/Vodafone/Fastweb in casa, quello rimane e sarà sempre e comunque lui a portare la connessione dal muro al resto dei dispositivi, Google WiFi compreso.
Il Google WiFi, quindi, prende la connessione e la rilancia in giro per la casa. Ma dove sta il vantaggio?
Se la casa è piccola, il vantaggio è limitato perché se tutta la casa è raggiunta dalla rete wireless principale non c’è bisogno di installarlo, salvo per le funzioni aggiuntive dell’app che vedremo più avanti nell’articolo (ossia l’app che consente di controllarlo). E’ utile, in questo caso, anche se abbiamo un modem non wireless che vogliamo rendere WiFi, perché Google WiFi prende la connessione dal cavo e la trasforma in wireless.
Se, tuttavia, la casa è grande e ci sono parti non raggiunte dalla rete di base, o coperte con poco segnale, possiamo mettere in casa due o tre Google WiFi (sono già disponibili in vendita in bundle) che comunicano tra loro, creando una rete WiFi unica, che non si disconnette mai, indipendentemente da qual è il punto di accesso utilizzato.
In altre parole, il dispositivo (qualunque dispositivo, anche un vecchio cellulare) si connette a “Rete Google Wi-Fi” e, spostandoci, si connette ogni volta all’hotspot più potente, disconnettendosi da quello meno potente. Il tutto avviene in modo completamente automatico, e senza nessun tipo di azione da parte nostra, perché la tecnologia che sta alla base del Google WiFi serve proprio a questo, a creare semplicità.
Di fatto, in casa l’unica rete, quella principale che tutti useranno, sarà la “Rete Google WiFi”, mentre nessuno (anche se presente) utilizzerà più la rete Tim, o Vodafone, per evitare che si abbiano disconnessioni e riconnessioni continue dalle reti. Certo, la rete, nei fatti, è la stessa (nel senso che continueremo a pagare la bolletta dell’operatore, come abbiamo sempre fatto), ma abbiamo la possibilità di un’unica rete Wi-Fi gigante in tutte le aree della casa, giardino compreso (tre hotspot possono coprire una casa di 200 metri quadrati, circa), senza mai una disconnessione.
Con il vantaggio delle funzioni dell’app, che vedremo nel paragrafo seguente.
Abbiamo detto nell’introduzione che il Google WiFi non è un range extender, come i tanti che si possono trovare in rete. Ma perché non sono la stessa cosa?
Il range extender funziona, in pratica, come un “rilancio” della rete Wi-Fi in casa. Tuttavia lo fa creando una rete satellite, e noi ci troviamo con due reti wireless distinte in casa. Per esempio, se la mia Wi-Fi principale si chiama “Rete”, il range extender prenderà la connessione da questa, creando però una nuova rete che, ad esempio, si chiama “Rete Cucina” e permette l’estensione della rete in quella stanza.
Tuttavia, se io mi sposto dalla cucina (in cui uso “Rete Cucina”) alla camera (in cui uso “Rete”), il mio dispositivo perderà la connessione, fin quando non mi connetto a “Rete”. Questo, in termini di utilizzo, è molto fastidioso, perché un dispositivo senza SIM (tablet o computer) rimane disconnesso.
Ma il problema è ancora maggiore per i dispositivi smart: se ho un sistema di lampadine smart, queste solitamente devono essere connesse alla stessa rete WiFi per funzionare bene insieme, e con un range extender classico sono, di fatto, connesse a due reti diverse, e non funzionano come dovrebbero.
Il vantaggio di Google WiFi, da questo punto di vista, è quindi tanto più grande quanto più è grande la casa e, soprattutto, quanto più è alto il numero dei dispositivi da connettere alla rete principale, rispetto al Range Extender che, in una casa molto grande, arriverebbe a creare 3-4 reti distinte, creando molta confusione.
Ma la cosa forse più interessante di questi dispositivi, oltre al fatto di avere un’unica rete WiFi gigante, è sicuramente la possibilità di controllare la rete tramite l’applicazione, che si può installare da Google play su tutti i dispositivi Android, e mette a disposizioni funzioni interessanti che avranno delle “ricadute” su tutti i dispositivi ad essa connessi, oltre ovviamente a mettere a disposizione le impostazioni tecniche per attivare fisicamente il Google WiFi.
L’app, per prima cosa, ha funzioni di monitoraggio: permette di vedere in ogni momento quali dispositivi sono connessi alla rete, il tempo per cui sono stati connessi e la quantità di dati che hanno scaricato, utile soprattutto se ci sono dei limiti dati dall’operatore. Ma non solo: è possibile limitare un dispositivo nel tempo, il che vuol dire che possiamo scegliere che “Tablet di Carletto” può usare la rete solamente per tre ore al giorno. Esaurite le ore, non potrà più connettersi, ed è un modo per limitare il tempo per cui i bambini possono stare su internet. E’ anche possibile “staccare” la connessione per tutti, dal dispositivo.
Se la velocità della rete non è alta, inoltre, è possibile scegliere una priorità di condivisione della rete, nel senso di scegliere dispositivi che devono comunque avere una “fetta” di connessione più ampia (ad esempio, quelli per il lavoro) e altri che invece ne possono fare a meno, specie nei momenti di rallentamento. La priorità può essere tolta in qualunque momento.
La velocità, naturalmente, può essere testata in qualunque momento, per conoscere eventuali criticità nella connessione, anche se per conoscere la natura del rallentamento bisogna sempre fare riferimento all’operatore telefonico.
Infine, è possibile creare una rete separata dalla nostra per gli ospiti, che può essere attivata o disattivata in qualsiasi momento e non necessita di password (a differenza della rete principale), per cui è impossibile entrare all’interno dei dispositivi connessi all’altra rete.
Nel complesso, possiamo dire che questo sistema è particolarmente utile nelle case grandi, come alternativa a un Range Extender. Le funzioni dell’applicazione sono interessanti ma non esclusive, nel senso che già applicazioni degli operatori (Vodafone, Tim, Infostrada e via dicendo) permettono di fare più o meno le stesse cose.
Se dobbiamo acquistare un solo Google WiFi, quindi, perché la casa è piccola (massimo 80 metri quadri, in cui un solo Google WiFi sostituisce in toto la rete principale) vale la pena di farlo solamente per le funzioni dell’app, se già non sono previste dal modem.
In caso di casa più grande, invece, Google WiFi diventa molto interessante rispetto ai Range Extender tradizionali.
Con una chicca in più: al momento non ci sono funzioni collegate, ma appare del tutto naturale che in futuro compariranno feature legate a Google Home e ai dispositivi che ne fanno parte, e da questo punto di vista Google WiFi può essere considerato un investimento per il futuro, per avere a disposizioni funzioni aggiuntive che con i range extender classici non si avrebbero.