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Lo scorso giugno, Google ha presentato la nuova versione del suo sistema operativo destinato ad essere installato sui prossimi smartphone a partire dall’autunno del 2014. Si chiama Android L e si tratta ancora di una versione di prova, rilasciata allo scopo di essere testata da parte di una serie di sviluppatori che ne verificheranno eventuali bug e difetti al fine di porvi rimedio prima del lancio. Al momento, quindi, non è ancora disponibile una release ufficiale del sistema operativo, ma entro qualche mese sarà disponibile.
Il primo aspetto che ha colpito al momento della presentazione è proprio il nome. Google aveva abituato, nei vari aggiornamenti del suo sistema operativo, ad affiancare alla versione di Android il nome di un dolce seguendo l’ordine alfabetico. Prima Ice Cream Sandwich, poi Jelly Bean, poi ancora Kit Kat. Ad oggi non c’è un nome abbinato alla versione numero cinque del sistema operativo, ma solo una generica L che potrebbe però presto essere trasformata nel nome di un altro dolciume (alcuni immaginano possa chiamarsi Lollipop o Lime Pie).
Android L segna una svolta, poiché per la scrittura del suo codice si è passati da Dalvik ad ART (Android Run Time), già introdotto in versione beta nella versione 4.4 KitKat. Il nuovo compilatore consente di incrementare le prestazioni delle varie applicazioni fino al doppio: questo si traduce in una fluidità senza precedenti ed in uno smartphone stabile e veloce anche quando si è in multitasking tra varie app aperte.
Dalla versione di prova rilasciata, Android L risulta differente rispetto ai predecessori soprattutto per quanto concerne l’interfaccia grafica. Il nuovo design grafico si chiama Material Design ed è stato studiato e sviluppato al fine di rendere l’interfaccia tridimensionale tramite un utilizzo esasperato dei contrasti di colore e delle ombreggiature, che restituiscono l’idea che le icone si trovino su piani differenti e sovrapponibili.
Google ha proseguito lungo la strada già tracciata da Apple e Microsoft che con Ios7 e Windows Phone avevano già inserito il riscontro visivo ai comandi digitati (una sorta di conferma circa la comprensione del comando da parte del device). Inoltre il sistema operativo di Google prevede animazioni a 60 fotogrammi al secondo che consentono di passare da un’applicazione all’altra con una fluidità tale che sembra non esserci interruzione.
Google ha cercato di migliorare sensibilmente le capacità grafiche del suo software attraverso un pacchetto di estensioni Open GL ES che garantisce un notevole incremento delle performances grafiche, dando un nuovo impulso agli sviluppatori di videogiochi che potranno osare molto di più rispetto al passato. Tassellatura, computer shader e geometry shader sono solo alcune delle nuove estensioni per Android L.
Il sistema operativo è innovativo e già dal primo avvio si avverte una discontinuità col passato. E’ necessario qualche minuto per configurarsi e poter accedere alla schermata principale che, al primo impatto, è la stessa di kit kat, fatta eccezione per le tre icone della barra di navigazione che sono state rimpiazzate da un triangolo, un cerchio e un quadrato. Scelta che ha fatto storcere il naso ad alcuni ma è pur vero che si fa ben presto l’abitudine.
La vera novità che balza subito agli occhi è il sistema di gestione delle notifiche che non appaiono più sulla barra superiore, ma hanno una visibilità maggiore dal momento che compaiono al centro dello schermo al di sopra dell’attività che stiamo eseguendo. A questo punto l’utente può decidere di ignorare la notifica, oppure rispondere. In questo caso le precedenti attività sono messe automaticamente in pausa per poi ripartire ad operazione ultimata.
E’ stato ottimizzato lo strumento di ricerca. In fondo Google nasce come motore di ricerca e nella versione L di Android si è deciso di ottimizzare la possibilità di eseguire delle ricerche. Nel momento in cui viene effettuata una ricerca, il sistema restituisce anche risultati relativi ad attività precedentemente effettuate attraverso altre applicazioni, al fine di garantire sempre più e sempre meglio un’esperienza di ricerca su misura sui comportamenti dell’utente.
E’ stato notevolmente migliorato anche lo strumento relativo alle attività recenti alle pagine recenti visitate attraverso Google Chrome. Ad esempio, adesso è possibile accedere alle ultime pagine visitate col browser senza doverlo aprire. Un modo più semplice e più immediato per avere a portata di mano le attività recenti.
Per la gioia degli utenti, è stato migliorato decisamente anche l’utilizzo della batteria e relativo consumo. Un aspetto molto caro a Google, quello della durata, dal momento che i miglioramenti, soprattutto il potenziamento della grafica, genera un aumento dei consumi. Sono state introdotte alcune opzioni di risparmio energetico, attuabili manualmente o impostabili ad una certa soglia di carica della batteria, che consentono fino a novanta minuti di vita in più per lo smartphone.
Android L sarà pienamente compatibile con l’architettura a 64 bit dei nuovi processori che saranno disponibili su smartphone a breve, come ad esempio gli Snapdragon 808 e 810 che sono già stati annunciati. Ciò influirà enormemente sulle prestazioni degli smartphone, raggiungendo velocità di esecuzione impensabili sui device attuali.
Potenziata la sicurezza sui dispositivi attraverso la funzione Personal Unlocking. Il dispositivo sarà in grado di riconoscere se ad utilizzarlo è il legittimo proprietario, rilevando la presenza di altri dispositivi come uno smartwatch. Qualora non venissero rilevate corrispondenze, lo smartphone richiederebbe un pin per accedere, dato che non potrebbe essere verificato l’utilizzatore. Un sistema certamente comodo e molto utile poiché permette di evitare di inserire di continuo un pin di sblocco del device.
Sono dunque molte e sostanziali le modifiche introdotte da Google attraverso Android L. Lo scopo, è facile immaginare, sia quello di creare una piattaforma uniforme in grado di girare su pc, tablet e smartphone. Dal rilascio di Google Now, l’azienda non ha mascherato le sue intenzioni di creare un sistema operativo che fornisca una esperienza unica di utilizzo al di là della piattaforma utilizzata.
Al momento i risultati non sono stati buoni, poiché Google ha necessità di concertare numerosi sviluppatori di smartphone, tablet e pc. Apple, che ha intrapreso questa strada, può lavorare più facilmente poiché produce direttamente i prodotti sui quali gira IOS. Google deve confrontarsi con decine di realtà diverse, ognuna con le proprie specificità e poco propense ad abbandonare i propri tratti distintivi. Attraverso Material Design, Google ha però posto la prima mattonella per uniformare la situazione.
Non resta che attendere il rilascio ufficiale di Android L, previsto per l’autunno, e verificare la bontà del nuovo sistema operativo di Google. Intanto potete gustarvi un confronto visivo con KitKat 4.4 sul sito di PhoneArena.